RE DI FIORI

Ecco che vedo un’altra carta, che galleggia nell’acqua. È grande, enorme. Un re di fiori, coperto dalle onde, ma non so che acqua sia quella.
È un fiume, o un torrente …o la laguna?
Ci sono ponticelli e vicoli, cammino solitario con quella memoria nella mente. Il fiore nero, deformato, sotto tanta acqua, che spezza e moltiplica quel segno.
Finalmente un’altra carta, mi dicevo, contento, ma poi sento, e non so da dove mi venga quell’idea, acuta e dolorosa, che l’ho solo sognata.
Era un sogno.
Credevo fosse reale, credevo fermamente che qualcuno mi avesse mandato un altro segno e invece era solo un sogno.
Ma intanto continuo a sognare, mentre penso queste cose e mentre penso e cammino scende la sera.
E continuando a camminare lungo il corso dell’acqua per strade polverose e sempre più scure, scarsamente illuminate, mi ritrovo in un circo, vuoto. Suoni vaghi e lontani, che non so decifrare, popolano quella grande arena deserta. Cerco di ricordare che carta era quella che avevo visto o sognato all’alba di quel giorno ormai concluso e non posso più connettere le immagini disperse, ho dimenticato tutto quello che volevo ricordare e in quell’istante un maremoto, con un’onda immensa, con immenso fragore, sommerge tutto e annega la mia coscienza.
Avevo pensato, prima di questa notte, mentre ero ancora sveglio, alla metafora del risveglio come presa di coscienza di un livello più alto di consapevolezza.
Pensavo che metaforicamente ogni volta mi sarei svegliato in un sogno nuovo e tutto quanto credevo fermamente prima sarebbe divenuto sciocco e irreale. E così puntualmente accade.
Ad ogni risveglio sono più lucido, ma sempre ricordo che non posso dimenticare che sto ancora sognando. Quando mi risveglierò alla fine, dall’ultimo sogno, sarà la fine di tutto: sarò fuori dalla vita e dalla realtà.